Inequivocabilmente le principali organizzazioni di salute mentale affermano che l’omosessualità è una “variante non patologica del comportamento sessuale” e non una malattia. Nel 1973 c’è stato il primo segnale della comunità scientifica a favore della depatologizzazione dell’omosessualità; l’American Psychiatric Association la rimosse dalla lista delle patologie mentali incluse nel Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali. Nel 1993, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha condiviso la definizione non patologica dell’omosessualità, eliminandola dalla lista dei disagi mentali.
Cosa intendiamo per orientamento sessuale?
Nelle parole dell’American Psychological Association, “l’orientamento sessuale si riferisce a un modello stabile di attrazione emotiva, romantica e/o sessuale verso gli uomini, le donne, o entrambi i sessi”. Questa definizione evidenzia principalmente che l’orientamento sessuale è un orientamento verso un sesso (maschile, femminile o entrambi), espresso in termini di attrazione emotiva, romantica e/o sessuale e non un semplice sinonimo di attività sessuale o di comportamento sessuale.
Troppo spesso classifichiamo semplicisticamente le persone come omosessuali, eterosessuali o bisessuali. In realtà la ricerca scientifica ha messo in luce fin dagli anni ’50 che l’orientamento sessuale si estende lungo un continuum ai cui estremi troviamo l’omosessualità e l’eterosessualità esclusive. Tra i due poli, ci sono varie sfumature per cui una persona può sentirsi sessualmente e affettivamente più o meno attratta a persone dello stesso sesso o di sesso diverso.
Spesso si sente dire che l’orientamento sessuale sia una caratteristica propria dell’individuo. In realtà, questa prospettiva è riduttiva, perchè l’orientamento sessuale si definisce anche in termini di relazione con l’altro e dei fondamentali bisogni relazionali di amore, affetto ed intimità. Non si tratta soltanto di un comportamento sessuale che riguarda il singolo individuo e che, pertanto, può essere tenuto per sé. L’omosessualità non è una scelta, come non lo è l’eterosessualità. Quello che le persone omosessuali possono scegliere è di accettare la propria omosessualità siviluppando un identità omosessuale serena e assertiva, in cui tutti i diversi aspetti della propria personalità convivono in armonia o rifiutarlo per pregiudizi di ordine morale, sociale ecc…
Una precisazione importante da fare è la distinzione tra orientamento sessuale e identità di genere. Quest’ultima si riferisce alla percezione di sè stessi come appartenenti al genere maschile o femminile. La maggioranza delle persone gay e lesbiche si percepiscono rispettivamente come uomini e donne e sono a proprio agio con il loro genere corrispondente al sesso biologico.
Frequentemente le persone omosessuali raccontano di aver sperimentato nella crescita emozioni negative verso la propria omosessualità. In alcuni casi, l’omofobia interiorizzata può causare un profondo disagio psicologico che può portare a psicopatologie tra cui depressione, attacchi di panico, ansia generalizzata, ecc… Lo stigma, il pregiudizio e la discriminazione nei confronti dell’omosessualità possono creare un ambiente stressante e favorire lo sviluppo di tali problemi. Lo stress a cui possono essere sottoposti gay, lesbiche e bisessuali può dipendere da: eventi dove si è vittima del pregiudizio (discriminazione e violenze), rifiuto da parte degli altri, il nascondersi, l’omofobia interiorizzata ecc…
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