Il ruolo dello psicologo nel percorso di procreazione medicalmente assistita

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Diversi fattori psicosociali modulano il desiderio di avere un figlio. Quando questo desiderio diventa forte e non viene soddisfatto naturalmente, può generare una ferita profonda con conseguente diminuzione di sicurezza personale, disperazione, impotenza, senso di colpa, problematiche di coppia, sessuali e relazionali.

Per questo motivo l’infertilità non è più considerata come un problema prettamente fisico, anzi è risaputo che le componenti psicologiche giocano un ruolo importante come elemento causale e come conseguenza dell’iter diagnostico e terapeutico. A fianco al medico nei percorsi di PMA (percorso di procreazione medicalmente assistita) lo psicologo è una figura professionale molto importante per le coppie che si trovano ad affrontare il duro iter diagnostico-terapeutico dell’infertilità.
La ricerca di una gravidanza può avere diversi esiti: l’arrivo di un figlio dopo vari tentativi, a decisione di intraprendere un percorso di procreazione medicalmente assistita, la decisione di perseguire la strada dell’adozione o ’accettazione di rimanere una coppia senza figli.
Per alcune coppie l’infertilità può divenire motivo di separazione. E’ dunque indispensabile un sostegno psicologico che accompagni nella fase decisionale e nell’elaborazione dei vissuti. Tutto questo si amplifica nelle coppie che risiedono all’estero e si trovano ad affrontare il duro percorso della PMA in solitudine, lontani dai propri cari ed in un paese diverso dal loro.
Non a caso in Italia la legge 40, che regola la normativa in merito alla procreazione medicalmente assistita, indica la necessità di un servizio di sostegno psicologico all’interno dei centri di PMA. Numerose ricerche evidenziano che un approccio integrato (medico e psicologico) aumenti i risultati positivi, aumenti la soddisfazione del paziente, riduca le reazioni psicologiche negative ed aiuti meglio i pazienti a concludere la loro esperienza (Galhardo A. et al., 2015; McNaughton-Cassill M.E. et al., 2002).