L’autolesionismo che in inglese è indicato con i termini Cutting (tagliarsi), Burning (bruciarsi con sigarette) e Branding ( marchiarsi a fuoco la pelle con un laser o un ferro rovente) è sempre più diffuso tra gli adolescenti. In questo fenomeno hanno contribuito anche, dei video pucclicati su social network come Facebook o su canali come youtube, in cui sono impresse immagini di ragazzi che mettono in atto pratiche di autolesionismo. Ma vediamo in cosa consistono queste condotte e come accorgersi di tale fenomeno.
In linea generale, le condotte autolesionistiche consentono di spostare l’attenzione dal dolore emotivo al dolore fisico. Con questo gesto l’adolescente può, comunicare quello che si porta dentro e non riesce a dire con le parole.
Perché tagliarsi?
Tagliarsi è un comportamento che spesso comincia nell’adolescenza, diffuso soprattutto tra le ragazze. Non c’è un’unica spiegazione a questo fenomeno. Alcuni ragazzi si tagliano per controllare e interrompere, in modo indiretto, un dolore mentale troppo forte, un’angoscia troppo intensa facendo in modo che il dolore fisico prenda il posto di quello mentale. Per altri, invece, tagliarsi è un modo per percepire di esistere ed essere vivi: meglio un dolore fisico che non sentire niente o sentirsi vuoti e inutili. Momentaneamente tagliarsi, gli dà l’illusione di un sollievo, come se da quel gesto fuoriuscissero le emozioni che non riescono a tollerare dentro di sé. Le emozioni provate dagli adolescenti che mettono in atto tali condotte possono essere varie: disperazione, tristezza, sentimenti di rifiuto, solitudine e soprattutto la rabbia verso qualcun altro ma anche contro se stessi e la propria incapacità nel gestire una data situazione.
Come accorgersi se il proprio figlio mette in atto gesti autolesivi?
Di solito le condotte di autolesionismo sono messe in atto di nascosto, cercando di nascondere questo comportamento. Tuttavia ci sono dei segni inequivocabili che possono insospettire il genitore e che fungono da campanello d’allarme dell’esistenza di comportamenti di cutting, burning o branding e possono essere:
vestiti non appropriati alla stagione, ad esempio indossare esclusivamente camicie o magliette con le maniche lunghe in piena estate;
macchie di sangue sui vestiti;
ferite, lividi o tagli non spiegati;
possesso di oggetti taglienti (rasoi, lamette, forbici, coltellini, aghi, pezzi di vetro);
isolamento, ad esempio passare molto tempo in bagno;
irritabilità;
difficoltà nel fronteggiare emozioni forti;
rabbia eccessiva o umore depresso;
mancanza di legami sociali;
disegni, scritti ecc. che hanno per tema il dolore, la tristezza,
Cosa fare se hai scoperto che tuo figlio mette in atto condotte di autolesionismo?
Per risolvere questo problema reagire con disgusto, colpevolizzare o liquidare questi comportamenti come ragazzate, riducendoli alla mera richiesta di attenzione non è la strada più opportuna.
E’ importante capire che questi gesti racchiudono una profonda sofferenza e costituiscono un modo disfunzionale di avere una tregua, un conforto, o un autoaiuto. Per quanto possa apparire assurdo, questo è il miglior modo che la persona ha sinora trovato per padroneggiare i suoi problemi e continuare a vivere. Probabilmente non ne è affatto fiera, anzi se ne vergogna e pensa che nessuno possa capire cosa prova. Quindi per aiutare un figlio o un amico che mette in atto comportamenti autolesivi è fondamentale non gudicare e colpevolizzare ma offrire sostegno. Offrire sostegno vuol dire evitare ultimatum, punizioni o minacce, ma aiutare il ragazzo a riconoscere le emozioni e a gestirle in modo diverso che con i tagli, incoraggiarla a capire a che le serve tagliarsi e a individuare strade più sane per esprimere i suoi stati d’animo. Tutto questo non è facile e rivolgersi a un esperto è il più delle volte la cosa più sensata ed utile da fare.